Matera la Cattedrale e la Civita
A Matera la Cattedrale e la Civita sorgono nella zona più antica del nucleo della città, il rione in cui sono sorti i primi insediamenti. E’ la zona che sovrasta le due conche dei Sassi, dette il Barisano ed il Caveoso. La Cattedrale, che sovrasta gli antichi Sassi, è un bellissimo esempio di architettura romanica-pugliese. La struttura è stata edificata tra il 1230 ed il 1270. La Civita è il nome con cui si identifica questo primo antico nucleo.
Matera la Cattedrale e la Civita
La Civita, protetta in parte da mura di cinta ed in parte dal profondo canyon della Gravina, è stato per lunghi anni un luogo inespugnabile. Qui si sono insediati i primi uomini che hanno dato vita alla città di Matera. Siamo nella zona intorno a a piazza Duomo, il luogo in cui, in tempi più recenti, i nobili avevano fatto costruire le loro abitazioni. Qui sono ancora presenti i bellissimo palazzi del Nobile Malvindi, Duca di San Candida. E il palazzo del Conte Gattini, sul cui palazzo è ancora visibile lo stemma che rappresenta un gatto con un serpente che poggia su tre colline. L’intera area era protetta da mura di epoca romana e dal primo castello della città. L’accesso era consentito dall’attuale piazza del Sedile, varcando i due cancelli chiamati “Porta di suso” e “Porta di iuso”, ovvero la porta inferiore e la porta superiore.
La Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant’Eustachio
Subito dopo l’accesso si arriva nella piazza su cui sovrasta la Cattedrale. L’edificio è stato eretto sull’area dell’antico monastero benedettino di Sant’Eustachio, protettore della città. Con la costruzione della Cattedrale si volle fare in modo che il nuovo tempio dominasse tutta la zona della Civita. Per innalzare le mura le maestranze dovettero erigere una base rocciosa di più di sei metri su cui elevare la struttura.
All’esterno la Cattedrale non ha subito modifiche rispetto alla sua forma originaria. La bellissima facciata, visibile anche dal belvedere in Pizza Vittorio Veneto, è dominata dal rosone a sedici raggi con sopra l’arcangelo Michele e con due figure maschili ai lati ed un’altra in basso che funge da Atlante. Il rosone è affiancato da 4 colonnine, mentre dal frontone scendono altre 12 colonnine pensili, simboleggianti rispettivamente i 4 evangelisti ed i 12 apostoli, sostenute da telamoni. Al centro della facciata vi è poi la porta maggiore, chiusa da un arco a tutto sesto con la statua della Madonna della Bruna nella lunetta. Ai lati della porta vi sono le statue dei Santi Pietro e Paolo, mentre alle estremità della facciata vi sono le sculture Seicentesche in altorilievo dei Santi Eustachio e Teopista. Nella facciata destra, quella che da su piazza Duomo, ci sono due porte. La più caratteristica è la “Porta dei leoni” che presenta due leoni scolpiti nella pietra, accovacciati mentre reggono le colonne. Nella lunetta sopra l’altra porta, “Porta di piazza”, è raffigurato Abramo, padre delle tre religioni monoteistiche, tutte presenti in città all’epoca della costruzione. Sul lato posteriore sinistro vi è il campanile, costruito con la Cattedrale e alto 52 metri.
Le opere della Cattedrale
L’interno è a croce latina ed a tre navate, con quella centrale che si eleva sulle altre, che sono divise tra loro da arcate a tutto sesto sostenute da dieci colonne sormontate da capitelli in pietra. Rispetto alla parte esterna, l’architettura interna ha subito notevoli trasformazioni. A partire dal 1627 sono stati aggiunti stucchi e decorazioni. Nel 1776 sono stati ricoperti con un velo d’oro i rivestimenti delle cornici e degli stucchi. La navata centrale è illuminata da 10
finestre (cinque per fianco), con il soffitto a capriate ricoperto nel 1719 con un pregevole controsoffitto ligneo. Qui nel XIX secolo sono state inserite le tre tele dipinte dal pittore calabrese Battista Santoro. Ma il dipinto che più di tutti merita attenzione è quello della Madonna della Bruna con il Bambino. Si tratta di un affresco di stile bizantino risalente all’anno 1270. L’opera è attribuita a Rinaldo da Taranto ed è posizionata sull’altare della prima campata della navata sinistra detto “della Bruna”. Il secondo altare della navata sinistra è dedicato a San Giovanni da Matera. Qui è conservato un sarcofago contenente alcune spoglie del Santo. In fondo alla navata c’è la cappella dove è situato il presepe in pietra dura realizzato dagli scultori Altobello Persio e Sannazzaro di Alessano tra il 1530 e il 1534. L’opera è tra quelle più importanti del Persio e richiama diversi elementi della città di Matera.
I lavori di restauro e le nuove scoperte
Durante i lavori di rifacimento del pavimento, nell’ultima cappella a sinistra, quella che ospita lo splendido presepe di Altobello Persio, è stato effettuato un importantissimo ritrovamento. Dagli scavi sono emerse due cappelle riccamente affrescate. Si ritiene che queste opere non siano che altro che una parte del cimitero del monastero benedettino di Sant’Eustachio. Nei dipinti venuti alla luce durante i lunghi lavori di restauro, si ritiene vi siano raffigurati la Madonna della Bruna, patrona di Matera, i due Santi Medici Cosma e Damiano, San Nicola.
Via del Riscatto, dove è cambiata la storia di Matera
La Civita ospita un’importante via della storia della città di Matera: via del Riscatto. Il nome di questa via è il
simbolo di un avvenimento molto importante che ha segnato la storia della città. Qui, il 29 dicembre del 1514, fu ucciso il Conte Tramontano. Il Conte, nato di umili origini e acceso sostenitore degli aragonesi, in seguito alle tumulte napoletane riusci a giocarsi molto bene le sue carte a corte e ad ottenere l’assegnazione della Contea di Matera. La città era da poco passata dalle Terre d’Otranto al Regno di Napoli, delicato territorio di confine che da secoli aveva vissuto con i privilegi dei liberi territori demaniali. Tramontano volle stabilire qui la sua base e mirava ad estendere i suoi possedimenti a tutta l’area circostante. Per realizzare questo progetto di espansione e per costruire il Castello di Matera e un’imponente cinta muraria a difesa della città, vessò di tasse i cittadini. Il clima in città divento presto molto teso fino al punto in cui i materani, esasperati dalle continue richieste di denaro, organizzarono l’imboscata al Tramontano. Gli assalitori si nascosero nei pressi della parrocchia di San Giovanni Vecchio, dietro il masso detto “‘U pizzon du mmal consighj” (il masso del mal consiglio).
E così, la sera del 29 dicembre 1514, al termine della messa del vespro, il Conte fu assalito e ucciso in questa via al lato del Duomo. Oggi la via è conosciuta come via Riscatto, in onore dell’ardito gesto che rese di nuovo libera la città di Matera.
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