Guida Turistica Matera il Palombaro Lungo
Il Palombaro Lungo è una affascinante cisterna che si apre al di sotto degli ipogei di Piazza Vittorio Veneto nel Centro Storico di Matera. Come noto Matera è patrimonio dell’Unesco per il suo unico sistema di raccolta delle acque che è ancora oggi in parte funzionante. Il Palombaro Lungo nasce nel XVI secolo circa. Ha una capacità di raccolta pari a 5 milioni di litri d’acqua, lungo 50 metri e profondo 16. Venne edificato per rispondere alla sempre maggiore necessità di approvvigionamento idrico della città, per dare una soluzione efficace alle esigenze idriche degli abitanti dei Sassi e per dare un servizio alle nuove abitazioni che stavano sorgendo sul piano che è l’asse che va alle attuali via Ridola fino a via Venti Settembre passando per via del Corso e Piazza Vittorio Veneto.
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Il termine Palombaro deriva da palomba ossia un muro di tamponamento di una corte a pozzo. Queste camere di raccolta acqua erano scavate a mano e rivestite con intonaco e cocciopesto. Il cocciopesto sono cocci di terracotta pestata usati fin dai tempi antichi per l’impermeabilizzazione degli ambienti di raccolta acque. Solitamente un Palombaro aveva dimensioni tra i 10 e i 13 metri così da poter arrivare a contenere una quantità pari a circa 13.000 metri cubi di acqua. Il sistema di raccolta acque del palombaro è formato da più contenitori che sono stati aggiunti alle due cisterne già presenti nei pressi della Fontana Ferdinandea nei pressi della Chiesa di Santa Lucia alla Fontana, subito sotto la collina del Castello Tramontano.
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Rispetto alle precedenti cisterne quest’opera nasce per rispondere in maniera più flessibile alle necessità della popolazione. Prova ne è il fatto che sia stata più volte oggetto di interventi di ampliamento con un ultimo intervento registrato nel 1870. Traccia evidente di questi interventi la si legge anche nella pianta del Palombaro. La riscoperta di questa enorme cisterna sotto il centro storico cittadino è avvenuta quasi per caso. La memoria della città aveva rimosso l’esistenza di questo ambiente che per secoli ha garantito l’approvvigionamento cittadino. Oggi gli studi condotti hanno permesso di ricostruire in buona parte il metodo di approvvigionamento utilizzato. In parte l’acqua di questa cisterna si deve alla canalizzazione di acque piovane. Ma anche alla canalizzazione di acqua sorgiva convogliata qui grazie alle opere finanziate da Monsignor Antonio Di Macco, arcivescovo di Matera dal 1835 al 1854. A Monsignor Di Macco si attribuisce anche uno degli ultimi interventi di ampliamento con l’annessione delle cisterne di abitazioni del vicinato che contribuivano ad alimentare il palombaro. Un chiaro esempio di come funzionava questo meccanismo è dato dal bellissimo sistema di recupero che oggi è visibile nella casa natale di San Giovanni da Matera, in via Purgatorio Vecchio 12. In parte la cisterna è probabilmente alimentata anche dalla falda naturale presente in zona. L’acqua da qui sgorga in un locale attiguo al Palombaro da cui l’acqua assorbita dalla roccia fuoriesce nella cisterna dalle pareti e dal fondo.
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